
I murales di Orgosolo: racconti silenziosi
Orgosolo è un paesino sardo della barbagia nuorese arroccato sul Supramonte, massiccio montuoso impervio ed inaccessibile, rifugio per secoli di banditi e pastori.
Orgosolo è famoso in tutto il mondo per la sua vivace attività muralistica. Sono circa 150 i murales che accompagnano il viaggiatore durante la sua passeggiata tra vicoli in pietra e casette antiche.
La tradizione muralistica orgosoliana risale agli anni 60. In pieno fermento culturale, alcuni artisti hanno iniziato a colorare e disegnare i muri di questo paese come denuncia politica e sociale. Tutti i murales di Orgosolo raccontano infatti la società e la sua evoluzione dagli anni 60 fino ad oggi. E’ una società descritta con tutte le sue contraddizioni. Sono evidenti le lotte sociali che hanno contraddistinto quegli anni, ma i murales sono anche una testimonianza delle tradizioni, degli usi e dei costumi della Sardegna.
Molto spesso i disegni sono accompagnati da frasi esplicative di denuncia e di dissenso politico, messaggi forti e d’impatto. E’ come se ci fosse una voce silenziosa che accompagna il visitatore all’interno del paese illustrando sia storie di vita quotidiana e contadina (pastori, donne al lavoro), sia storie di conquiste sociali e di lotte politiche anche su scala mondiale.
Osservando queste opere di street art, ci si accorge che i colori di alcuni murales sono diventati meno accesi e definiti a causa delle tinte ad acqua che usano intenzionalmente i muralisti per dipingere. Sembra infatti che sia una scelta della comunità di Orgosolo decidere se, una volta deteriorati, sia necessario ritinteggiarli o lasciare che il tempo se li porti via lasciandoli nella memoria di chi li ha vissuti. Ne vengono comunque creati di nuovi mantenendo sempre viva la tradizione muralistica di Orgosolo che segue i cambiamenti della società.
Se quindi soggiornate in Sardegna, Orgosolo è un luogo veramente caratteristico, dove si respira un’ atmosfera rilassata, dove puoi godere di un paesaggio spettacolare e dove puoi perderti per qualche ora tra le sue viuzze colorate piene di storie e di racconti.
“Solo quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”


La chiesa di San Vittorino

Abbazia di Santa Maria del Piano
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