Borghi e monumenti abbandonati

Abbazia di Santa Maria del Piano

A fine Luglio, per stemperare un pochino il caldo afoso di Roma, abbiamo deciso di raggiungere le cascate di Rio Petescia che si trovano vicino ad Orvinio, uno dei ‘Borghi più belli d’Italia’ in provincia di Rieti. Dopo aver lasciato la macchina vicino ad una fattoria, ci siamo incamminati per una strada sterrata che poi diventa un grande prato ,pascolo per cavalli e mucche, e poi di nuovo strada sterrata e ciottoli scendendo ripidamente. Alla fine di questa discesa si inizia a sentire il rumore dell’acqua delle cascate ed una temperatura veramente gradevole.

Durante il tragitto, a circa un chilometro dal punto di partenza, troviamo sulla sinistra, le suggestive rovine di questa meravigliosa abbazia e decidiamo di fermarci per esplorare in assoluto silenzio questo luogo meraviglioso (nella foto che segue ho tracciato il percorso fino all’Abbazia).

La costruzione dell’abbazia, secondo la tradizione, fu commissionata nel’817 d.C. da Carlo Magno come ringraziamento alla Madonna dopo una grande vittoria contro i Saraceni nella Piana di Pozzaglia.

Santa Maria del Piano è una delle più antiche abbazie d’Italia. La chiesa fu per molto tempo officiata  dai padri benedettini, che lì avevano il loro monastero. Alla fine del Medioevo la chiesa perse però la sua importanza ed il suo prestigio e fu abbandonata da monaci.

Rimase così in stato di abbandono fino al 1870, quando crollò una parte di tetto dell’unica navata e a questo crollo ne seguirono altri.

In quel periodo in Italia il colera stava procurando migliaia di morti e Orvinio, non avendo risorse economiche per costruire un proprio camposanto, portò i suoi defunti all’interno della chiesa. 

Fu così tolta la porta di legno ed il resto del tetto dell’unica navata. Fu tolto il soffitto alle due cappelle e rimosso il mattonato.

Successivamente l’abbazia ha subito molti furti e atti vandalici, che hanno fatto perdere le tracce di  numerosi elementi decorativi.

L’atmosfera surreale è subito percepibile appena si supera la rete di recinzione. L’abbazia è circondata da una fitta vegetazione che ha preso piano piano il sopravvento.

Alzando gli occhi la prime cose che si notano sono la torre campanaria completamente intatta con le sue trifore e la facciata frontale con il suo rosone vuoto da cui si percepisce la mancanza del tetto della chiesa.

Siamo soli a vagare tra queste rovine maestose. Il silenzio del posto viene interrotto solo dal rumore di qualche lucertola e dai nostri passi sul brecciolino rimasto sul pavimento.

Il tetto crollato, i muri spogli, il pavimento ricoperto in parte da cespugli non ci impediscono però di immaginare il suo passato, quando era vivace e attiva la vita dei monaci benedettini che lì pregavano e lavoravano.

Poichè l’escursione è proseguita fino alle cascate di Rio Petescia, vi posto alcune foto per farvi vedere la bellezza di questo luogo. Dall’Abazia si impiega circa un’oretta per arrivare al fiume, dove è possibile fare un tuffo nell’acqua gelida ma limpida delle sue cascate.

Il percorso per arrivare alle cascate può essere fatto sia risalendo il fiume direttamente camminando nell’acqua (attenzione che c’è un guado un po’ alto che potrebbe essere fatto a nuoto), sia percorrendo i pascoli più in alto e scendendo direttamente alle cascate. (noi abbiamo fatto il secondo).

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