
Sulle tracce di un antico monastero abbandonato
Esistono luoghi meravigliosi il cui stato di abbandono ha reso ancora più affascinanti e misteriosi.
Sono luoghi in cui ti perdi, immaginando la vita che si è consumata tra le mura ora rovinate e avvolte dalla vegetazione, tra gli oggetti dimenticati e sommersi dalla polvere, attraverso porte e finestre spesso divelte e senza vetri. Ogni crepa sulle pareti racconta di un passato che non potrà più tornare.
Cerchi dettagli, leggi date, calendari fermi all’ultimo anno di attività, particolari che ti facciano comprendere il più possibile come si viveva all’interno di questi luoghi.
Alcuni di essi hanno mantenuto un buono stato di conservazione degli ambienti (grazie anche alla poca presenza di attività vandaliche) ed è stato facile rimettere insieme pezzi di storia vissuta, ricostruendone sorprendentemente il loro passato.
“…ma in attendere è gioia più compìta”:
Come sempre, quando vado in esplorazione di luoghi abbandonati, percepisco subito una sorta di accelerazione del battito cardiaco. Uno stato di euforia dovuto sicuramente alla tensione di entrare in ambienti isolati, a volte pieni di insidie e molto silenziosi. Ma ciò che contribuisce maggiormente a questa sensazione di benessere è l’emozione che suscita in me l’attesa che precede il momento dello scatto fotografico.
Prima di entrare in ogni ambiente, mi avvicino sempre con discrezione, quasi in punta di piedi, assaporando e godendomi l’intimità che si viene a creare tra me e l’immagine che creo attraverso lo sguardo nascosto dietro al mirino.
La gioia provata nell’istante prima di fotografare mi ha fatto ricordare una poesia di Eugenio Montale (Gloria del disteso mezzogiorno) che sottolinea come in ogni attesa c’è un tempo sospeso che si riempie di emozioni e che la vera felicità si raggiunge proprio in questo attimo che precede l’appagamento del desiderio.
Gloria del disteso mezzogiorno
quand’ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d’attorno
per troppa luce, le parvenze, falbe.Il sole, in alto, – e un secco greto.
Il mio giorno non è dunque passato:
l’ora piú bella è di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.L’arsura, in giro; un martin pescatore
volteggia s’una reliquia di vita.
La buona pioggia è di là dallo squallore,
ma in attendere è gioia più compita.
Questa bellissima sensazione mi ha accompagnato in molte fotografie, dove osservo gli ambienti da fuori, un attimo prima di entrare e di realizzare lo scatto.








Il Chiostro




La chiesa e la cappella
Sia la chiesa che la cappella conservano ancora intatti molti affreschi e parte del mobilio, ma quello che stupisce è l’atmosfera raccolta che caratterizza ancora questo luogo di culto oramai dimenticato.






Refettorio e cucina






La stanza delle finestre






Palestra e tipografia










Altri ambienti interni






Finestre
E’ stata la mia passione durante tutta l’esplorazione…..finestre rotte, aperte, chiuse, illuminate…..
“Anche se la finestra è la stessa, non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose: la veduta dipende dallo sguardo.” (Alda Merini)







L’esterno







Potrebbe anche piacerti

Montemassi: resti di un castello medievale
Settembre 22, 2020
Forglieta, un borgo dimenticato
Ottobre 5, 2020
2 commenti
Irene
Che dire, un vero capolavoro questo insieme di scritto e immagini, mi ha emozionato tantissimo, grazie
Angolifuoridaltempo
Grazie mille!!! Questo luogo non può che trasmetterti forti emozioni!!!