
Palombara Sabina, le rovine misteriose di Stazzano e di Castiglione e i murales di Marcellina
Nonostante le previsioni del tempo catastrofiche di questa domenica, che invogliavano a rimanere in casa al calduccio sotto il piumone mentre fuori pioveva, noi abbiamo ugualmente deciso di passare una giornata all’aria aperta, spinti dalla passione di esplorare i borghi abbandonati che tanto ci piacciono, camminando fra campi di vegetazione incolta e bagnata e sentieri sperduti tra i Monti Lucretili!!! Così, una giornata su cui avevo posto un grosso punto interrogativo, si è rivelata inaspettatamente meravigliosa sotto tanti aspetti.
Ci siamo diretti verso Palombara Sabina, che domenica mattina era particolarmente affascinante, avvolta, insieme alla torre del Castello Savelli, da una nebbia delicata, che rendeva il paesaggio quasi fiabesco.


Rovine di Stazzano
Ma la nostra meta non era Palombara Sabina, bensì il borgo abbandonato di Stazzano Vecchio situato sopra di una collinetta contornata da un strepitoso panorama bucolico. Ulivi, viti, ciliegi fioriti ci hanno accolto riempiendo i nostri occhi di colori e meraviglia, e il silenzio rigenerante del borgo ci ha lasciati attoniti; per un attimo immobili davanti ad una natura così tanto generosa. Nonostante il cielo plumbeo e l’aria poco primaverile, la natura stava iniziando a risvegliarsi da questo lungo inverno e a regalarci i primi segni di vita e di rinascita.




Il borgo, antico feudo della famiglia Savelli dal XIV secolo, è stato abbandonato nei primi anni del 1900 dopo un fortissimo terremoto che lo ha gravemente danneggiato, lasciando però ancora intatti i muri di alcune abitazioni, le torri e l’abside della chiesa di Santa Maria dando così sfogo alla nostra immaginazione.
Sono ancora percorribili i due corsi principali del villaggio con le case semi distrutte ma con alcuni portali ancora intatti.
Qui il tempo si è veramente fermato al 24 Aprile del 1901, quando ci fu la forte scossa di terremoto che costrinse gli abitanti ad abbandonare il borgo per stanziarsi in un altro nucleo abitato, Stazzano Nuovo.














Piacevoli incontri inattesi
Dopo pochi secondi vediamo arrivare un gruppo di escursionisti (Escursionisti Romani che hanno un hashtag #escursionistiromani nel quale sono pubblicate tutte le loro avventure), attrezzatissimi (e di questo me ne sarei accorta successivamente all’ora del pranzo!!!), che come noi avevano deciso di non farsi condizionare dal tempo e di godersi la bellezza di una giornata all’aria aperta. Dopo una breve chiacchierata, alla loro proposta di seguirli alle rovine di Castiglione di Palombara Sabina, abbiamo subito accettato e, dopo un breve tratto di strada in macchina, ci siamo incamminati a piedi verso la cima del monte dove si trovavano i resti di questo piccolo complesso fortificato di epoca medievale.
A farci incontrare è stata sicuramente la comune passione per la vita all’aria aperta e la voglia di scoprire luoghi nascosti, pieni di fascino e di mistero.
Borgo-Castello di Castiglione




Finalmente arrivati in cima, ci siamo rilassati e ci siamo gustati il nostro pranzetto in assoluta pace e tranquillità, mentre Andrea si è goduto la compagnia della dolcissima e simpaticissima Sasha con cui ha giocato per tutto il tempo!!!
I ragazzi con cui ho condiviso questa seconda tappa oltre ad essere esperti, erano dotati di tutte le attrezzature adatte ad ogni tipo di escursione, corde, teli, caschi con luce per immergersi nelle grotte…….ma la cosa più spettacolare è stata la moka ed il fornelletto grazie ai quali ho potuto gustare un ottimo e caldo caffè prima di raggiungere l’ultima tappa della giornata.






Poteva mancare un po’ di street art?
A Marcellina, una frazione di Palombara Sabina, e precisamente alla vecchia miniera, nel 2016 l’architetto Romolo Belvedere e l’artista Luis Gomez De Teheran, hanno regalato agli abitanti di questo borgo, un’opera meravigliosa di street art.
L’intento è stato quello di recuperare la memoria di luoghi dimenticati dove per anni hanno vissuto e lavorato molte persone, facendo così emergere l’identità e le tradizioni di un intero paese.
Il progetto è perfettamente inserito nell’ambiente e nel paesaggio.
Nella prima foto è rappresentata Teodora Fornari che ha lavorato per tutta la sua vita in miniera. In questa fornace, nella parte bassa dietro il cancello di ferro sono presenti delle pietre dorate che al calare del sole diventano splendenti.
Purtroppo per noi era tempo di ripartire e non abbiamo visto questa bellezza.
Nelle altre due foto sono raffigurati volti di minatori che hanno vissuto e sofferto in questi luoghi.




Subiaco, spiritualità e natura
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