
L’Agro romano e i suoi casali abbandonati
Nella periferia sud est di Roma, il paesaggio che si può ammirare anche semplicemente percorrendo quel tratto di raccordo anulare, è pieno di contrasti. Le fitte costruzioni che hanno dato vita a nuovi quartieri residenziali e centri commerciali, sono ancora fortunatamente intervallate da distese di verdi campi agricoli. Qui, sulle sommità delle dolci colline dell’Agro romano, riposano indisturbati, in un’atmosfera di tranquillità e di antiche memorie, alcuni casali abbandonati.
l silenzio e la pace che si percepiscono su queste piccole alture, stridono con la vista dei palazzoni in lontananza che hanno oramai circondato questi residui di vita contadina e rurale. Si possono scorgere infatti greggi di pecore al pascolo in fazzoletti di terra delimitati da strade piene di traffico e rumore.

Un po’ di storia
I numerosi casali della zona, sono stati realizzati a cavallo tra l’ottocento e il novecento e hanno una struttura standardizzata. Sono composti da due piani. Al piano terra si trovano la stalla, il granaio e un lavatoio. Il primo piano invece è riservato alla vera e propria abitazione, con il pavimento in mattonelle, la cucina, il lavandino di granito, le camere da letto con porte e finestre di legno.
Tutta questa area fu vittima, nel 1943, dei bombardamenti da parte delle forze alleate contro le truppe tedesche che durante il ritiro si fermarono a rifocillarsi all’interno di questi casali. Ovviamente i contadini rimasero in mezzo ai fuochi dei carrarmati che distrussero le loro abitazioni e fecero anche numerose vittime. Se volete approfondire, potete leggere l’articolo dei Casali della Memoria, dove viene raccontata la storia di una famiglia di mezzadri convolta in questa bruttissima vicenda.
Negli anni cinquanta e sessata la zona fu interessata dalla riforma agraria che coinvolse tutta la campagna romana e migliaia di contadini. Anche su questo aspetto, se volete conoscere un po’ di storia sulla campagna intorno a Roma, vi consiglio di leggere l’articolo ‘Quando a Roma si fece la riforma agraria’.
Vita contadina
Non riesco a capire perché il mondo in generale è diventato il casino che è diventato. Chissà se era proprio inevitabile che diventasse così. Tutto è complicato, caotico, farraginoso… una volta non c’era altro che la campagna, con le mucche, le galline, tutto era molto più semplice, immagino. Allora avevamo un rapporto diretto con le cose, nel mondo di Martine si allevavano gli animali, si mangiava quel che si coltivava, ci si facevano da sé i vestiti, la casa; per Martine, alla fattoria, la vita era semplice. A volte mi chiedo perché ci abbiamo rinunciato al mondo di Martine. (dal film ‘l’appartamento spagnolo’)
E’ facile immaginare come si svolgeva la vita dei mezzadri e delle loro famiglie in questi casali, dove la terra e gli animali erano la loro vera ricchezza, il loro sostentamento e la loro ragione di vita.
Gran parte della giornata era dedicata alla coltivazione dei campi, alla cura delle bestie, alla manutenzione dei granai e dei fienili. Lo scopo di tutta questa attività era quello di vendere i propri prodotti nei vari mercati di Roma.
Durante il periodo invernale, terminato il lavoro , tutti i componenti della famiglia si raccoglievano intorno ai grandi camini in pietra per godere del tepore del fuoco scoppiettante, in attesa di un caldo, ma povero piatto contadino: minestra, patate, fagioli e polenta.
In estate invece, si riposavano all’ombra di qualche albero, cullati dal venticello serale e dal canto conciliante e romantico delle cicale.
Vivevano e lavoravano seguendo il ritmo della natura e l’avvicendarsi delle stagioni.



All’interno, arte e abbandono
L’interno però ci ha riservato ugualmente emozioni bellissime e contrastanti.
Accanto a pezzi meravigliosi di street art, abbiamo ritrovato tracce di recenti occupazioni che hanno amplificato lo stato di abbandono in cui versano queste abitazioni rurali.
Lo stupore e la meraviglia si sono mischiate ad una sensazione di turbamento nel vedere i resti di una vita ai margini della società.
Mentre noi dormiamo caldi nei nostri letti, c’è chi trova riparo in questi ambienti freddi, sporchi e pericolanti, in assenza probabilmente di alternative.
Ed ecco quindi che, in un unico ambiente, arte e colori si fondono con l’abbandono ed il disagio.


















Torre Alfina e i murales di Acquapendente
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2 commenti
Paolo
Molto interessante quello che scrivi e stupenda l’arte che riesci a scovare con la macchina fotografica. Complimenti
Angolifuoridaltempo
Grazie mille, Paolo!!