
Banksy – l’arte della ribellione
‘Banksy, l’arte della ribellione’ è un docufilm diretto da ELIO ESPANA e prodotto da SPIRITLEVEL CINEMA. Uscirà nelle sale il 26, 27 e 28 Ottobre.

In soli dieci anni, Bansky è passato dall’essere considerato poco più di un vandalo al massimo esponente di street art del XXI secolo. E’ famoso in tutto il mondo anche se la sua identità è avvolta da un alone di mistero. Chi è Banksy? Come è arrivato ad essere inserito nella lista delle 100 persone più influenti al mondo? Cosa lo spinge a lasciare in ogni sua opera un messaggio forte e riconoscibile?
Nel docufilm ‘Banksy, l’arte della ribellione’ , l’intento del registra Elio Espana è proprio quello di far luce sulla sua figura umana e artistica attraverso le testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e con cui ha collaborato.
Le parole e i racconti sono del suo ex agente Steve Lazarides, degli artisti Ben Eine, Felix Braun (FLX),Risk , Ket, Scape.
Parla di lui anche John Nation l’assistente sociale che ha creato uno spazio totalmente legale dedicato ai giovani writers di Bristol. Senza di lui il graffitismo urbano di Bristol non sarebbe esistito e probabilmente neanche Banksy.
Dalle interviste emerge un uomo e un artista geniale, sfrontato, senza filtri che osa ogni volta di più spingendo sempre più in alto l’asticella. Un uomo che fa parlare le sue opere, con messaggi provocatori che inducono il pubblico alla riflessione.
Un talento non solo nella realizzazione delle sue opere, ma anche nel saperle vendere, pubblicizzarle, farle arrivare alla gente in modo diretto.
E’ considerato il maggiore esponente della street art, ma nello stesso tempo è acclamato e ambito dalle maggiori e più blasonate gallerie d’arte.
E’ una contraddizione questa che lui stesso sfrutta consapevolmente con ironia, furbizia e genialità diventando un altro tassello del suo successo.
L’anonimato, una carta vincente
Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata, dimenticano che l’invisibilità è un super potere. (Banksy)
Bansky sceglie di non concedere mai la sua immagine alle telecamere e ai giornalisti a cui rilascia invece interviste solo via mail.
Una scelta strategica, vincente, che si basa sul presupposto che, insieme alla sua arte, venda anche quello che la gente pensa di lui e che la fantasia è uno strumento di marketing più forte ed efficace della realtà. La sua figura è quindi avvolta da un mix di mistero e fascino.
Avrebbe avuto tutto questo successo se avesse rivelato la sua identità? Io credo di no.
L’anonimato che prima era una necessità, dovuta all’illegalità della street art, con il passare del tempo è diventato un mezzo per farsi pubblicità.
Lo ha mantenuto mentre si aggirava illegalmente per le strade di Londra, realizzando opere ironiche, di denuncia sociale, di scherno nei confronti del sistema capitalistico.
E’ riuscito nel suo intento di rimanere nascosto anche quando con totale irriverenza si è preso gioco del sistema di sicurezza dei musei e delle gallerie d’arte, infiltrandosi e installando silenziosamente le sue opere.
O quando la casa d’aste Sotheby’s ha messo all’asta ‘Girl and Balloon’, e un secondo dopo l’aggiudicazione per più di un milione di euro, l’opera viene distrutta davanti a tutta la platea.
Messaggio anche questo forte e diretto contro la commercializzazione dell’arte. Con quel gesto Banksy restituisce la sua opera al destino e le regala di nuovo un’aura unica, originale.

Sobborghi di Bristol – musica e arte visiva

L’atmosfera che si respira all’inizio del film è di una Bristol degli inizi degli anni 80, che, come tutta la Gran Bretagna, vive un periodo di agitazione e ribellione nei confronti del sistema autoritario e conservatore della Thatcher.
In questo clima di lotta operaia e di protesta nasce un movimento di writers e musicisti influenzati dalla cultura hip hop arrivata dagli Stati Uniti.
Si viene così a delineare la scena underground di Bristol, caratterizzata da una forte relazione tra musica e arte visiva, in particolare l’arte dei graffiti.
Tornato dagli Stati Untiti, anche Robert Del Naja, leader dei Massive Attack, noto con lo pseudonimo di 3D, inizia a colorare i muri di Bristol con i suoi graffiti e diventa il punto di riferimento di molti ragazzi che vedono nei graffiti una possibilità di emancipazione e riscatto.
Briston Hill, un quartiere di Bristol piuttosto pericoloso, degradato e diffidente verso qualunque estraneo, diventa così, grazie proprio a John Nation, il luogo dove poter liberare la propria creatività e la propria energia disegnando legalmente graffiti sui muri.
Street art e graffitismo
Tra questi giovani inglesi inizia ad emergere un ragazzo della piccola borghesia che si avvicina molto presto all’arte del graffitismo, ma che altrettanto velocemente se ne allontana per intraprendere un’arte più figurativa.
Per Banksy il pubblico delle sue opere deve cogliere immediatamente il messaggio dell’opera, che sia di puro umorismo o che sia di critica sociale. L’arte di strada deve includere e non escludere come avviene per il puro graffitismo.
Anche il fattore tempo per lui è fondamentale e, per ridurre al minimo i rischi dell’operare illegalmente sui muri, inizia ad avvicinarsi alla tecnica degli stencil che prepara accuratamente nel proprio studio, realizzando poi in strada l’opera completa in pochi minuti.
I suoi protagonisti

Nascono così le numerose immagini che tutti conosciamo. Figure semplici, ma con un significato ben preciso che ci fanno riflettere, indignare e anche sorridere. Attraverso i suoi stencil ha attirato l’attenzione globale su temi importanti quali la guerra, il capitalismo, le differenze sociali.
Ha disegnato topi per simboleggiare il sottosuolo che riemerge, gli ultimi in cerca di un riscatto sociale. I bambini che con la loro innocenza sono invece portatori di messaggi di denuncia sociale. Gli scimpanzé, i poliziotti che si baciano, tutti indistintamente al servizio di un messaggio di ribellione riconoscibile da tutti.
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